I balli e le musiche

Giuseppe Iori de Mita fornisce già nei primi anni sessanta in un documento spedito all’Enal di Trento una descrizione dei balli che allora facevano parte del repertorio del suo gruppo folcloristico ladino.

All’epoca i cavalieri e le dame erano accompagnati da una fisarmonica, un violino e una chitarra.

I musicisti suonavano melodie sentite dai loro padri e raramente si riferivano a spartiti e note musicali;
infatti queste melodie sono quasi tutte di autore ignoto e di antica data.

Attualmente il Gruppo Folkloristico Canazei ha un repertorio della durata di circa un’ora.
L’esibizione inizia e termina sempre con il maneggio della bandiera dai sette colori che rappresentava anticamente le sette comunità di valle e tutt’ora i sette comuni della Val di Fassa.

Anticamente questo rito apriva tutte le manifestazioni folcloristiche, sagre di paese e matrimoni, che si celebravano rigorosamente a carnevale, unico periodo del duro anno dei contadini in cui , spensieratamente, si poteva festeggiare con gioia ed allegria.
Il secondo ballo è il “moliné” e rappresenta il lavoro nei campi dei nostri nonni nel corso delle stagioni, mimando la semina, la spigolatura, la mietitura e trebbiatura dell’orzo, principale fonte di sostentamento durante l’anno.
Il terzo ballo è la “pairisc” o comunemente detto ballo dei sette passi ed è uno dei più tradizionali del Trenitno-Alto Adige, importato dalla Baviera durante il regno Austro-Ungarico.

Con il ballo successivo si entra nella mitologia con la famosa leggenda di Re Laurino: “la rosa di Re Laurino”. I cortigiani lo ballavano in suo onore.
Lo spettacolo quindi entra nel vivo con il tradizionale “ballo dei nastri colorati”. I ballerini intrecciano i nastri a tempo di valzer.
Si prosegue con un tema sempre attuale: la gelosia. Qui si inscena la tipica situazione del marito sorpreso a divertirsi con la sua bella.
Nel successivo “ballo dei capricci”, le ballerine, dopo le bizze, si riappacificano e tutto termina con un’allegra quadriglia.
Ecco poi il ballo della “Susanna”. Qui i ballerini si scambiano i partner per provare nuove emozioni.

Si entra in seguito nell’antica tradizione con il “bal de Batestin” che si ballava anticamente nel salotto dell’omonimo maso, il più grande e importante di Penia.
Ancora con i nastri colorati è il ballo successivo, detto “della treccia”, dove si mima a tempo di valzer il particolare rito del fare le trecce ai capelli.
Non poteva infine mancare un ballo che rappresenti il più bel fiore che abbiamo sulle nostre montagne: la “steila da mont”, stella alpina o edelweiss.

Nell’esecuzione di tutti i balli, i ballerini fassani tengono presente che con i loro movimenti e le loro gesta mimano momenti di vita ladina.
Le figure, scrive Giuseppe Iori, ci sono state tramandate e ci venivano insegnate attorno al caldo focolare delle nostre case nei mesi invernali, comprese le musiche, che spesso imparavamo senza leggere le note musicali da manoscritti o spartiti, perché inesistenti.

Il gruppo folcloristico attualmente affianca, a quelli tradizionali, balli e figure nuove, costruiti dopo lunghe e sapienti ricerche di figure tipiche ormai in disuso, senza mai dimenticare che i balli fassani sono simbolo di vita e usi, costumi e tradizioni ladine.

I musicisti del gruppo attualmente sono: alla fisarmonica Gigio Iori e Giordano Costa, talvolta Gigio Iori suona anche il bombardino.

Il gruppo folcloristico ha cercato di scovare una nota moderna e attuale nella “morale” di ogni ballo, come se fosse il ballo stesso un racconto, una “contìa” che ci si racconta ballando; infatti il ballo è linguaggio del corpo!!!

Con questa riflessione vorrei salutare tutti i lettori augurando loro di danzare lungo tutto il viaggio della vostra vita e … se per caso vi venisse voglia di rispolverare il vostro vecchio costume e di ballare con noi, vi aspettiamo con gran piacere per fare quattro “salti” ladini!!!

Testo tratto dal libro “N bal lènch 50 egn” di Claudia Conta

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